di Valeria Albani

Giorni prima ci trovavamo in mezzo alla natura e, non avremmo mai immaginato che una settimana dopo, saremmo stati chiusi a casa con il covid.
E’ così che è iniziato tutto. Il primo a positivizzarsi è stato Francesco.
Una mattina, svegliandoli per portarli a scuola, ho realizzato che scottava.
Ma il giorno prima aveva corso e sudato in mansarda: non credevo potesse essere veramente, ma il dubbio si, mi era venuto!
Ho cercato per sicurezza, per quanto è possibile con un bambino di sei anni, di tenerlo a letto e lontano da Giulio, il piccolo di tre anni. Cosa alquanto difficile visto il rapporto molto stretto dei miei figli. Sabato sera Francesco ha fatto il primo tampone rapido, risultato immediatamente positivo. Sbalorditi ci siamo guardati e lui come se niente fosse disse “ Ok, io torno di là” e noi “Aspetta, hai capito che sei positivo!?”
Nel frattempo, a me e a Biagio, diede esito negativo.
Cercammo di prendere in mano la situazione, per quanto fosse possibile, e spiegammo a Francesco che aveva il Covid. Il bambino scoppiò a piangere e lì mancò poco piangessi anch’io… Lo tranquillizzammo e andammo di là.
In sala trovammo Giulio mezzo addormentato e toccandolo mi accorsi subito che era caldo.
Dopo pochissimo scottava. Aveva la febbre: la frittata era già stata fatta.
Giulio in braccio a noi, addosso a noi, non contagiarci tutti era improbabile!
I giorni seguenti iniziammo ad avvertire i primi sintomi.
Al tampone del lunedì risultammo tutti e 4 positivi al covid 19.
Così iniziò la nostra quarantena “familiare”.
E credo che in realtà, nonostante i sintomi della malattia per fortuna blandi grazie ai vaccini, la parte bella è stata proprio questa: che eravamo insieme!
Abbiamo cercato fin da subito di organizzarci per viverla al meglio, dandoci una mano a vicenda e cercando di alternare momenti di lavoro o studio con momenti di gioco.
Dopo alcuni giorni i bambini iniziavano ad essere insofferenti e a desiderare di uscire. Soprattutto Giulio iniziò a chiederlo, ed è difficile spiegare tutto ciò ad un bambino di tre anni! Ma non gli abbiamo mai mentito. Abbiamo spiegato di questo virus contagioso che sarebbe andato via. Abbiamo detto che non potevamo far entrare i nonni e gli zii o uscire e andare da loro perché li avremmo fatti stare male. Subito dopo li distraevamo con qualcosa. Abbiamo giocato, creato, cucinato insieme.
Passati i primi giorni in cui stavamo male, abbiamo cercato di viverla al meglio guardando e attenzionando prima di tutto sempre i loro bisogni e poi anche i nostri quando era possibile. Guardo i miei figli e li vedo sereni, so che questa esperienza la ricorderanno per sempre e mi sento fortunata nel vedere che stanno bene, che nonostante tutto stiamo bene. Penso a tutte le persone che in questo momento sono isolate in una stanza o che lo sono state.
Penso a tutte le persone che stanno male o che sono da sole in ospedale.
Penso alla loro paura. A tutte loro rivolgo il mio abbraccio e la mia preghiera.
Spero e prego con tutto il cuore che queste siano le ultime tappe di questo mostro che sta rovinando le nostre vite.
Gli ultimi mesi di questa bestia che sta dividendo famiglie intere.
Il covid sta facendo molto male, non solo fisicamente.
Sta rendendo le persone apatiche e fredde, sta rendendo la nostra società arida e chiusa.
I giovani, i piccoli, sono coloro che ne stanno subendo le conseguenze più di tutti.
E’ a loro che noi adulti dovremmo guardare, sono loro il nostro futuro!
Il coronavirus , speriamo presto, sparirà e rimarrà tutto ciò che abbiamo seminato: il buono e il marcio.
E’ tanto il buio e la solitudine che si sta creando, è enorme lo strascico che si porterà purtroppo dietro.
Ma se ognuno di noi, nel suo piccolo, cercherà di colmarlo piano piano sparirà.
Iniziamo dai piccoli, dai nostri bambini e ragazzi.
Cerchiamo di dar loro le basi per un ritorno alla normalità, per un traguardo dell’amore
sull’indifferenza.
L’oceano è formato da tante piccole gocce, se uniamo i nostri cuori e le nostre intenzioni potremo farcela alla fine.
Perché nulla accade per caso e anche dal male può germogliare il bene se si ha fede.
Uniamoci in preghiera per questo.